Da lontano, Fabrizio Danese

Scritto il 07/09/2023
da Pino Lazzaro


AD Ceuta FC, Primera RFEF, Spagna

Classe 1995, ha via via giocato con Civitavecchia (D), Nuorese (D), Ostiamare (D), ancora Nuorese (D), Prato (C), Akragas (C), Arezzo (C) e Arzachena (C). In Spagna dalla stagione 2019/2020, prima di Ceuta ha vestito le maglie della Linense (La Linea, in Andalusia, ultima città spagnola prima di Gibilterra), dell’Eldense (Alicante) e dell’Us Cornellà (in Catalogna).

“A vent’anni quella mia scelta fu allora di firmare per il Chievo, contratto di quattro anni e così, come si fa in Italia, ho cominciato a girare in prestito, primo anno a Prato, io che venivo dalla D, ricordo Tavano e Diamanti lì in ritiro, un bel salto. Poi altre esperienze e l’errore – consigliato male – è stato di rescinderlo poi quel contratto”.



Il bivio

“Il procuratore di allora mi parlava pure di Malta, io invece era in Italia che volevo restare e salire di categoria e l’opportunità della Spagna m’è arrivata dall’ex presidente del Prato, Radici: perché non vieni qui? Per me non è stato un passo facile, però poi ho deciso di provarci. La sfortuna di allora, quei consigli sbagliati che pur ho ascoltato, hanno fatto sì che per forza ho dovuto crescere, per anni sono stato senza procuratore, ho deciso così, mi sono arrangiato e ho fatto tutto da solo, è giusto da poco che adesso ho firmato con un altro”.

La remuntada

“Due anni a La Linea, poi l’Eldense, due campionati vinti e non bene è stato invece il periodo a Cornellà, in Catalogna, di mezzo un infortunio e a Ceuta sono poi arrivato per il mister che già avevo avuto. Pensa, era gennaio, 7 punti in classifica, la salvezza che era allora lontana 15 punti ed è stata la nostra una remuntada entusiasmante, emozionante: da 7 a 45 punti, dodicesimi”.

Identikit

“Detto che si può sempre migliorare, dappertutto, mi reputo uno con i piedi educati, anche perché nei settori giovanili di Ternana e Brescia giocavo in mezzo al campo e se non bastava, c’era mio padre lì a “ossessionarmi” a usarli entrambi i piedi. Credo poi di saper leggere le giocate e me la cavo nei duelli, sia fisici che aerei”.



Con loro

“Nello spogliatoio si parla naturalmente spagnolo, lo parlo pure io (benissimo; ndr) e sono uno che cerca sempre il bene della squadra, con i giovani e con i grandi, che cerca d’essere insomma un leader silenzioso, un leader comunque di suo sempre molto e molto competitivo, proprio una mia caratteristica questa”.

Più avanti

“A confronto con la serie C in Italia che di squadre ne ha 60, qui ce ne sono 40 e quel che vedo è un calcio tecnicamente abbastanza superiore, con in generale strutture e campi che permettono più professionalità e più qualità”.

Spazi stretti

“Ci alleniamo al mattino, di giorni liberi ne abbiamo uno, salvo se di mezzo non ci siano tornei o partite di Coppa, allora tutti i giorni. Sì, si va in ritiro, sia fuori che in casa e il centro sportivo dove ci alleniamo è giusto a un paio di chilometri dallo stadio e devi comunque tener conto che Ceuta è tutta racchiusa in appena 18 km2, quello è lo spazio”.


L’ambiente

“Di tifo qui ce n’è parecchio. Quando sono arrivato, la squadra come ti ho detto era “schiantata”, solo sette punti, eppure allo stadio erano in 1500/2000. Alla fine della remuntada era tutto sold out, in 8000, merito pure di una società che fa sentire partecipi i propri tifosi. Sì, sì, ogni due passi mi fermano, la foto, lo si vive bene qui il calcio. Primo obiettivo è ora la salvezza; poi, quando arriveremo a 44-45 punti, si potrà pensare ai sogni”.

In volo

“Da Ceuta ci si muove in traghetto o in elicottero sino Algeciras o Malaga, lì l’aeroporto è internazionale, ce ne sono parecchi di voli per l’Italia. Qui sono da solo, appena trovo spazio volo da lei, dalla mia ragazza, sono otto anni che siamo assieme e a casa dai miei (che vengono di tanto in tanto, così come lei) vado per Natale e a fine stagione”.

Via, andare

“Quel che magari posso dire ai giovani è che se capita loro una buona opportunità, di farla subito sto tipo di esperienza, poi le cose cambiano, chissà, famiglia, un figlio… no, farsi coraggio e andare. Il calcio dà ma pure toglie e devo dire che mi piacerebbe, di mio, riuscire a vivere un po’ meglio il presente, senza star lì a pensare – come spesso faccio – a quel che verrà, che potrà venire, magari non arrivo alla pensione… ste così qui insomma”.

Futuro

“Se e quando non so, ma in Italia ci torno di certo, non sarà in Spagna o da altre parti il mio futuro. Di proposte ne ho avute: in Europa, da Israele, dalla Russia e pure dall’India… se già la Spagna non è stato un passo facile per me, pensa andare in India. Non che mi ponga proprio una scadenza, una certa data/età, ma non ci starò ancora a lungo lontano dall’Italia”.



L’Agrupación Deportiva Ceuta Fútbol Club milita nella Primera Real Federación Española de Fútbol, la terza divisione del calcio spagnolo, la prima a livello semiprofessionistico. Suddivisa in due gruppi (Ceuta è nel Gruppo 2), conta complessivamente 40 squadre.

Ceuta è una città autonoma spagnola situata nel Nordafrica, “circondata” dal Marocco.