Biblioteca AIC
Da San Nicolò al record di Gerd Müller
Non calpestare mai i tuoi sogni, coltivali ogni giorno con la passione. Da lì potrebbe sbocciare il fiore più bello, il tuo posto nel mondo. Ho giocato negli stadi più affascinanti d’Europa, ho sollevato e baciato le coppe più ambite. Ma ho cominciato a vincere quando ero semplicemente Pippo, un bambino di un paese così piccolo da essere una frazione, che giocava solo perché non c’era nulla che gli piacesse di più. Ho cominciato a vincere quando ho capito che per realizzare i sogni bisogna impegnarsi. La vita può portarsi dietro qualche rimorso, ma deve essere priva di rimpianti. Mi sono sempre sentito calciatore, anche quando lo zaino che mettevo sulle spalle per andare a scuola era grande come me. Lo studio era il dovere, il pallone era il percorso. E studiando, a modo mio, capivo meglio che ogni sera dovevo andare a letto con la consapevolezza di essere almeno un metro più avanti della sera precedente. Mai stare fermi, mai buttare il tempo. Solo così puoi raggiungere la felicità. Che poi, cos’è davvero la felicità?
Sfogliando
(pag. 16) Io alla Buca (campetto in cemento, senza porte, a San Nicolò a Trebbia, pochi chilometri da Piacenza) mi sentivo l’attaccante più forte del mondo e ancora oggi, quando torno a casa, faccio un salto lì…
(pag. 17) Il limite oltre in quale era impossibile andare era tredici contro tredici. La Buca accoglieva tutti e non rifiutava nessuno…
(pag. 32) Ma un anno cambiai (squadra) perché mi era arrivata una proposta irrinunciabile dal Bar Barbara: per giocare con loro, mi pagavano due pizze…
(pag. 50) … smettere è difficile perché il calcio, almeno per me, è sempre stato un gioco. E chi vuole finire di giocare?
(pag. 55) Avrei compiuto dieci anni un mese dopo e mi sembrava di essere davanti a un’enorme astronave (prima volta a San Siro). Era tutto così bello, così fantastico…
(pag. 77) Mi piaceva tanto il percorso che si faceva da Milanello allo stadio: la durata ideale per trovare la concentrazione, per riflettere, per sognare…
(pag. 91) Anche a me piace pensare, soprattutto in certe situazioni, che quando non si riesce a vincere si impara, si migliora, ci si prepara a ottenere un successo futuro…
(pag. 95) Una frase di Rita Levi Montalcini deve illuminarci sempre: “Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita”…
(pag. 125) Nel momento in cui il pallone è diventato qualcosa in più di un divertimento, mi sono ripromesso di rispettare il mio status di professionista con un atteggiamento esemplare…
(pag. 137) E auguro ai bambini che si avvicinano al calcio di comprendere in fretta che lo spogliatoio è il posto più bello, perché si entra piccoli e si esce uomini…
(pag. 149) La famiglia è un concetto che va ben oltre il legame di parentela: non è solo il piacere di stare insieme, ma l’impossibilità di farne a meno…
(pag. 177) … un gol è come un figlio e non è un modo di dire: sono tutti bellissimi…
(pag. 223) Sono passato dal campo alla panchina in pochi giorni. Capisci che sei diventato un allenatore quando cominci a ragionare per venti. Quando le esigenze dei giocatori, specie se sono ancora giovani, diventano le tue.
Pippo Inzaghi con G. B. Olivero
IL MOMENTO GIUSTO
Cairo