Anche nello scorso turno infrasettimanale contro il Bologna, finito 0-0, il Monza ha messo in campo 9 giocatori Italiani nell’undici di partenza, pur senza poter disporre di uno dei suoi elementi di maggior spicco, l’attaccante Gianluca Caprari, bloccato per buona parte della stagione dalla rottura del legamento crociato del ginocchio destro. Addirittura, nel secondo tempo, dopo le prime due sostituzioni, per qualche minuto nelle file biancorosse c’erano undici Italiani sul terreno di gioco.
In una rosa di 29 giocatori solo 10 sono stranieri, e italiano è pure il condottiero, il giovane Raffaele Paladino, appena 39 anni, tecnico in rampa di lancio e ultima intuizione calcistica di Silvio Berlusconi. Palladino, chiamato la scorsa stagione dopo l’esonero di Stroppa, è passato dalla “Primavera” alla prima squadra e al debutto ha subito battuto la Juventus al Brianteo.
Dopo il brillantissimo campionato d’esordio nella massima serie, chiuso al 10° posto in coabitazione col Torino, la compagine Lombarda è ripartita affidandosi nuovamente al blocco italiano, che ha gli elementi di maggior spessore nel capitano Pessina, nell’esperto difensore Izzo, nel portiere Di Gregorio e nella rivelazione Colpani, la cui definitiva affermazione sta avvenendo proprio in questo inizio di torneo in cui ha già realizzato 3 reti.
Nel mercato estivo si sono poi aggiunti Colombo, Gagliardini e D’Ambrosio, arrivati quasi a chilometri (e costo) zero dalla vicinissima Milano, sponde Milan e Inter.
Quell’Inter che, al contrario, è stata una delle prime ad allineare un undici tutto straniero. Il 23 aprile 2016 in Inter-Udinese (3-1), per la prima volta in Serie A fra i 22 giocatori schierati dall’inizio non c’era neppure un italiano. Un chiaro imprinting esterofilo caratterizza già da un po’ l’Udinese della famiglia Pozzo, proprietaria di altre due squadre europee, Watford in Inghilterra e Granada in Spagna.