Classe 1992, Dario Toninelli ha via via giocato con Latina (C1), Virtus Bassano (C1-C2-C), Livorno (C), Santarcangelo (C), Como (D-C-B); con la Pro Sesto (C) da gennaio 2022.
“Mi ritengo fortunato, ne avrei diverse da ricordare, ma quando mi sono messo qui a pensarci, la prima di tutte è una partita in cui perdevamo per 3 a 0 e abbiamo finito per vincere 4 a 3, dai, capita poche volte e poi è una partita dell’anno scorso, così il ricordo, come dire, è meno confuso, a Renate, fuoricasa”.
Sorprendenti
“Noi della Pro Sesto a inizio campionato eravamo catalogati nei pronostici praticamente come gli ultimi della classe, destinati insomma a retrocedere. L’inizio in effetti fu così così, ma poi siamo davvero cresciuti e prima di quella partita col Renate venivamo da una fila di risultati utili e tra questi le vittorie contro il Padova, la Triestina e lo stesso Novara, tutte squadre che puntavano alla B. Noi dunque caricatissimi e anche il Renate come squadra era nel lotto delle papabili per la promozione”.
Resoconto
“Sono andato a rivedere il tabellino: ci hanno fatto il primo gol dopo 4’, il secondo al 40’; la partita la stavamo comunque giocando, nello spogliatoio a dirci che la si poteva sistemare, forza, ma dopo 5’ del secondo tempo ci fanno il terzo. D’accordo, ci siamo detti che si dovevano almeno limitare i danni, poco da fare, che finisca così. Al 60’ gol per noi e poi al 75’, rigore per noi ed espulsione di uno di loro, chissà. Ecco poi all’87’ che pareggiamo e dopo poco altro espulso di loro e giusto al 92’ punizione per noi: traversa e sulla ribattuta facciamo il quarto e vinciamo”.
Immagini
“Quello che ho negli occhi è la nostra esultanza tutti assieme sotto i nostri tifosi e ne ho un’altra di immagine: il gol che ho salvato sulla linea sul 3 a 1 per loro, due contro uno in contropiede, per fortuna non ha tirato troppo bene e l’ho messa in angolo”.
Barbuto
“Sì, la barba ce l’ho sempre e ogni volta sento, fuori casa, quel che mi gridano su. Da una parte mi piace così, dall’altra il ricordo di quand’ero a Bassano, io che mi dico che la faccio crescere finché non perdiamo e che grande annata abbiamo fatto. Comunque sia, non me la taglio, me la tengo così, bella lunga, non mi dispiace poi essere pure un po’ “alternativo”, sì”.
Un po’ di radici
“È vero, tutto sommato ne ho cambiate poche di squadre, tranne Livorno e Santarcangelo che sono state giusto di passaggio, questo perché ho sempre cercato di crearmi un legame con l’ambiente, provare a sentirlo insomma questo senso di appartenenza. Ora poi, qui a Sesto, io che sono di Milano e sono praticamente a casa, mi ci sento proprio attaccato”.
A che punto
“Finché il fisico me ne darà la possibilità, intendo continuare, non mi pongo dei limiti anche se le scelte che sempre più le società fanno rivolte ai giovani, rendono il tutto più complicato. So che s’impara sempre, però sul piano dell’esperienza credo proprio d’essere al mio massimo, tenendo conto che – incredibile – a 31 anni sono ora il più vecchio di tutti… sono proprio cambiati i tempi”.
Con loro
“Nello spogliatoio, sono vicecapitano, sono uno che cerca di far capire che bisogna rispettare quelle regole che ora come ora sono non poco bistrattate. Come detto, tanti giovani, diciamo che adesso loro sono un po’ più “libertini” di un tempo ed è comunque complicato cercare di indirizzarli. Aggiungo che di mio sono comunque pure un istintivo, così al primo mugugno non mi tiro indietro, subito intervengo, anche se mi rendo conto che a volte dovrei/potrei essere un po’ più lucido”.
Dopo
“Ho 31 anni, devo per forza pensarci, almeno cominciare a farlo. Ora come ora non so come, dove e perché… intanto, grazie pure all’AIC, voglio arrivare alla “maturità”, a quel diploma che mi manca e che mai sinora m’è servito”.