Simone Moschin (Futbolo Klubas Džiugas Telšiai, A Lyga, Lituania)
Classe 1996, trevigiano di Pieve di Soligo, dopo il settore giovanile col Chievo, ha via via giocato con Pisa (C), Renate (C), Robur Siena (C), Carrarese (C), Cuneo (C), Pro Vercelli (C), Fermana (C) e Pietà Hotspurs (Premier League di Malta); da luglio 2023 in Lituania, col Džiugas Telšiai.
“Quel che mi ha convinto è stata la… disoccupazione, poco da fare. Non giocavo da sei mesi, mica a suo tempo sarei andato altrimenti a Malta. Avevo tre anni di contratto con la Fermana, retrocessione e un ruolo il mio, portiere, per cui se non sei un ventenne è proprio dura, su 60 squadre 40 in porta hanno giovani ed è un problema per tanti, non certo solo mio. Niente dal procuratore, grazie a un intermediario è saltata fuori la possibilità di andare a Malta, pensava pure che non accettassi, squadra ultima in classifica, ma non ce la facevo più a stare fermo. Le abbiamo perse tutte lì a Malta, però almeno ero tornato in campo e qualche proposta in seguito l’ho avuta, anche dall’Indonesia: infine ho detto sì alla Lituania”.
Perché non provare?
“M’è servito e sento che sono cresciuto, anche come persona, altra lingua, altro mondo, con la consapevolezza però che la nostra scuola, quella italiana, come portieri è davvero di alto profilo. Vale mediamente anche per tanti calciatori della nostra C, giocatori che per dire non possono magari ambire alla Premier o alla Liga spagnola, ma nella A di certi campionati di seconda fascia in Europa ci possono benissimo stare. Certo, da noi in Italia si sta bene, non è proprio facile andarsene, anch’io se non fossi stato svincolato… però se uno continua ad avere poco minutaggio, perché non provare un campionato di A da qualche parte?”.
Adattarsi
“Qui in Lituania sono stato accolto bene e mi sono trovato bene, certo dipende da te, da quel che ti aspetti, devi per forza sapere che non sei in Italia, è diverso. Qui sono proprio nordici, dico pure “freddini”, ma così sono fatti. Buona accoglienza, ma non è che vadano più in là, in Italia si fa prima a sentirsi amici, hanno modi diversi, oltretutto non è che siano abituati a uscire più di tanto da casa…”.
La base
“Vivo qui a Telšiai, sui 30.000 abitanti, cittadina bellissima, me l’hanno data loro la casa. Ogni tanto viene la mia fidanzata, sono venuti anche i miei, io ancora non sono tornato in Italia. Qui c’è un lungolago bellissimo, dopo il distacco dall’Unione Sovietica si vede che è un Paese che sta crescendo, però giusto qualche baretto e bisogna andare sino a Vilnius o a Kaunas per vedere un po’ di vita, aperitivo e cena, qui sono abituati a cenare alle 18… No, la vita non è cara, un altro vantaggio: non dico sia la metà ma in una buona trattoria te la cavi con 15 euro”.
In pista
“No, niente ritiro, l’orario delle partite è alle 17 e il viaggio più lungo dura meno di tre ore. Gli stadi sono grosso modo come quello di Renate, tutti aperti e ce ne sono solo due veramente differenti. Uno nuovissimo, veramente bello; l’altro è quello dove prima giocava la Nazionale, in sintetico. Entrambi non hanno la pista attorno, cosa invece sempre presente negli altri, sono stadi comunali, così noi ci alleniamo al mattino e al pomeriggio c’è parecchia gente che viene a correre lì sulla pista, in quella che è così l’area sportiva della città”.
Gira e rigira…
“Tutto sommato non sto vedendo poi un calcio molto diverso dal nostro, anche qui ce ne sono parecchi di allenatori stranieri (il nostro è portoghese). Certo che le prime due-tre si misurano poi in Champions e in Europa e c’è parecchia differenza con le altre. Ecco, pensando alla nostra serie C, direi che le nostre squadre di mezza classifica hanno qualcosa in più di qui, però ce ne sono comunque parecchi di giocatori bravi”.
Me la cavo
“Nello spogliatoio siamo una ventina, sette-otto sono lituani e poi ci sono serbi, portoghesi, un montenegrino, un ucraino. La lingua con cui comunichiamo è l’inglese e per essere italiano, è un buon inglese il mio. Devo dire che m’è sempre piaciuto e pure grazie a Malta sono migliorato. Certo, lo spogliatoio è sempre lo spogliatoio, dappertutto, però con un’altra lingua è diverso, la battuta pronta, le risate, a volte il cinema che si mette assieme da noi… ci provi ma non è la stessa cosa e magari c’entra che qui s’inizia al mattino alle 8.30, chissà, ancora mezzo addormentati…”.
Identikit
“Mi sento portiere da sempre, mio papà ha fatto il portiere, li ho sentiti sempre addosso insomma i guanti. Ora come ora devo proprio dire che mi sento più forte che mai, c’è un buon abbinamento tra testa e fisico. Il livello tecnico ce l’ho, ho cominciato subito con la C, forse dove ero un po’ indietro era sul piano fisico, almeno per lo standard a cui guardavo. I piedi? Il sinistro è tanta roba, il destro poco poco: se mi viene chiesto di farlo, gioco pure lì sul breve ma a me piace calciare lì davanti, sulla punta, il piede ce l’ho per farlo”.
Val la pena
“Qualcosa da aggiungere? Non so, la cosa che vorrei far passare è di tenere in considerazione il fatto che ce ne possono essere altre di possibilità. Se uno insomma ha un momento di difficoltà, una scelta può dunque essere quella di aprirsi ad altre esperienze, a me questo sta dando tanto. Dopo annate buone, venivo da un paio di stagioni difficili, la retrocessione con la Fermana, ero davvero messo male e sono consapevole, adesso, che ho fatto bene a provarci”.
Chissà
“L’anno prossimo? In Italia? Non so bene, sarebbe un’altra scelta da fare. Se me l’avessi chiesto appena arrivato qui in Lituania avrei detto subito sì, nessun dubbio. Ora invece forse un po’ ci penserei, mi rendo conto che è una bella esperienza quella che sto vivendo e ora come ora posso immaginare che se tornassi in Italia, con ogni probabilità non farei altro che tornare in C, possibile che mi possa chiamare una B? Però, dai, come detto tutto sommato qui ci sto anche volentieri, ma se qualcuno mi chiamasse…”.