“Ero alle elementari, lì fuori c’erano due scalinate, 50 metri una dall’altra. Avevo dieci anni, tra noi facevamo le gare, vincevo quasi sempre io, noi le chiamavamo corse “clandestine”. Poi m’è capitato tra le mani un volantino, ricordo quell’immagine stampata, dei ragazzini che correvano, sorridevano, contenti: ho così detto a mia madre che mi sarebbe piaciuto provare, andarci…”.
L’incontro con la marcia
“A Palo del Colle, così in palestra, a correre. È capitata poi sta gara di marcia, tutti gli altri ragazzi che come me erano lì in palestra ci sono andati, io no, mi pareva strano quel modo di marciare, non era correre. Quando sono tornati erano però tutti contenti, lì a parlare e a ricordare, così mi sono sentito messo un po’ in un angolo, in disparte, erano proprio felici d’essere andati. Allora mi sono avvicinato all’allenatore, era Giovanni Zaccheo, dicendogli che sì, alla prossima ci sarei andato anch’io”.
Furbizie
“In quella prima gara sono arrivato quarto, buono pure il tempo, ma soprattutto primo di quelli della palestra e Giovanni a chiedermi così cosa volessi fare: marciamo gli ho detto. A Palo non c’era la pista, s’andava sino a Molfetta, tutti i martedì ed è stato furbo Giovanni: chi si misurava sulla corsa doveva farsi delle ripetute sui 400 metri che davvero ti stremavano, molto meglio allora i soli 100 metri in allungo che mi propose per la marcia, quanta fatica in meno, così almeno pareva all’inizio…”.
Poterci stare
“Il tutto cominciava a piacermi anche perché i risultati arrivavano. Ai campionati italiani di categoria arrivai 2°, si marciava allora sui 4 km, non i 5 di adesso. L’anno dopo, sempre agli italiani, ero primo, mancavano 500 metri all’arrivo e mi squalificarono, sai com’è, c’è anche questo aspetto nella marcia, il gesto deve essere corretto, non ci sei solo tu, ci sono pure i giudici. Ricordo che subito decisi di smettere, avevo 15 anni, esperienza zero, stop dunque con la marcia. Anche lì è stato bravo Giovanni, nessuna pressione, nessuna insistenza, finché sono stato io a dirgli che mi andava di riprovarci”.
Agonista, sempre
“Fondamentali certo i risultati che arrivavano – a 21 anni, all’Europeo U23 sono arrivato quarto, piazzamento che poi è diventato argento perché i due russi che erano arrivati primo e secondo vennero squalificati per doping – però di mio sono uno che ama le sfide e come detto nella marcia ci sono anche i giudici, a correre puoi farlo “male”, è il tempo che fai che conta. Diverso nella marcia, devi andare forte e farlo come si deve, una doppia sfida insomma e io competitivo lo sono proprio, sempre e sempre, anche se giochiamo a carte per dire non mi va di perdere”.
Lavoro o “lavoro”?
“Nel momento in cui sono stato arruolato nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro, il che voleva dire che mi arrivava a fine mese uno stipendio, ecco che per forza ho iniziato a considerarlo pure un lavoro e so bene che non tutti per portare a casa la pagnotta hanno la fortuna di fare un lavoro che piace e il tutto così mi avvantaggia ancor più perché quello che sto facendo è per me il lavoro più bello del mondo. Ecco, ora sono un professionista che un domani farà il poliziotto. Un lavoro poi, continuiamo a chiamarlo così, che sto cercando di fare proprio al massimo, attento a tutto, al riposo, all’alimentazione, no alcol, niente serate. Sì, mi ritengo come dici tu uno “serio” e del resto anche prima facevo lo stesso, quando tutto era giusto passione… in fondo tutto quello che fai lo fai per te, non per gli altri”.
Noi marciatori
“Come sempre, quel che conta è quando c’è la gara, quanto lontani o meno si è durante la preparazione. Ora che inizia il periodo invernale e non si gareggia, la sostanza è fatta di tanti e tanti chilometri, ritmi lenti, con lavori propriocettivi in palestra e quelle che noi chiamiamo uscite alternative, tipo mountain bike o piscina. Con l’avvicinarsi delle gare, diminuiscono i chilometri e aumenta l’intensità, con lo stop alle cosiddette uscite alternative, arrivando via via all’intensità di gara e pure oltre a volte. Sette giorni su sette, nessun stop per le domeniche, a volte facendo pure doppio, mattina e pomeriggio: come dire insomma che in una settimana siamo da un minimo di nove a un massimo di dodici come sedute di allenamento”.
Puntando la gara
“In allenamento comunque non facciamo mai l’intero chilometraggio della gara, se per dire è una venti chilometri, ci fi ferma magari a quindici, questo perché, allenandoci giorno dopo giorno, c’è meno recupero ed è poi, quando la gara è proprio prossima, che un po’ molliamo in modo d’essere più riposati per l’exploit della gara, con tutto il flow legato all’appuntamento che ti aspetta e l’adrenalina che certo aiuta, quella che non hai fin che ti alleni”.
Scelte, non sacrifici
“Sacrifici? D’accordo, potrei riandare lì da adolescente, i miei amici a fare serate e io a casa… o quando sono poi entrato nella Polizia di Stato, quella decisione di andarmene a vivere da solo, in autonomia, proprio per crescere. Piuttosto che sacrifici, io preferisco chiamarle scelte. Con quell’asticella che di volta in volta alzavo sempre più, vedi il sogno di partecipare a un’Olimpiade che è poi diventato quello di vincerla e così via. L’ho già detto, mi sento fortunato: grazie alle Fiamme Oro sto facendo un lavoro che mi piace e mi piace, altro che arrivare insomma a fine mese”.
Verso Parigi 2024
“Sì, il prossimo anno, nel 2024, ci sono delle tappe intermedie, la Coppa del Mondo in aprile e poi gli Europei qui in casa, a Roma. Però l’obiettivo più importante non può che essere l’Olimpiade di Parigi, provando così a bissare la vittoria di tre anni fa a Tokio. Se penso al dopo? Ora come ora mi immagino sì poliziotto, ma nello specifico cinofilo, li amo proprio gli animali”.
Finale
“Il calcio l’ho giocato da bambino, come tutti credo, lì per strada. Da piccolo ero tifoso dell’Inter ma non è che lo segua proprio tanto il pallone. Allo stadio ci sarò andato in tutto un paio di volte ed è chiaro comunque che non può essere che il Bari la squadra a cui sto dietro di più”.
Classe 1992, atleta in forza alle Fiamme Oro, nato a Grumo Appula e cresciuto a Palo del Colle (sempre in provincia di Bari), Massimo Stano ha vinto all’Olimpiade di Tokyo 2020 l’oro nella 20 km di marcia, aggiudicandosi poi ad Oregon 2022 il titolo di campione del mondo sui 35 km. Detentore del record europeo di questa specialità (2h23’14”), a suo tempo, nel 2013, è stato argento agli Europei U23.