"Le parole che non ti ho detto", Fabio Gerli

Scritto il 25/10/2023
da Giuseppe Rimondi


Fabio Gerli, 26 anni, metronomo del centrocampo del Modena, si sta confermando come uno dei migliori interpreti del ruolo in questa prima parte del campionato cadetto.

Fabio, il tuo direttore sportivo, Davide Vaira, ha recentemente dichiarato che potresti essere titolare in almeno sette squadre della massima serie. Concordi?

«Prima di tutto lo ringrazio per le belle parole ma avendo trascorso tanti anni insieme diciamo che il suo è un giudizio un po’ di parte. Però sto lavorando molto intensamente, allenamento dopo allenamento, per cercare di migliorarmi il più possibile. Il sogno sarebbe di arrivare in serie A col Modena, chissà che non possa avverarsi».



Sei nato a Roma da una famiglia tutta “laziale”, quindi anche tu sei tifosissimo della Lazio?

«Sì, la prima partita  a cui ho assistito era un Lazio-Benfica con gol di Sinisa Mihajlovic su punizione, addirittura spostando indietro il pallone rispetto al punto di battuta. Fu un’emozione fortissima».

Sei partito proprio dal settore giovanile della Lazio, poi dopo un annata in un’altra squadra della capitale, l’Urbetevere, sei finito alla Virtus Entella: racconta questo percorso.

«Da ragazzino giocavo in attacco ma non avendo il fisico adeguato via via sono arretrato a centrocampo. Un osservatore mi vide e mi portò in Liguria, dove feci l’esordio in serie B, nel 2015, contro il Cesena nelle cui file militavano giocatori del calibro di Sensi e Kessie. Poi diverse annate in prestito, di cui la migliore è stata a Siena con Michele Mignani allenatore. Proprio grazie a lui, oltre alla mie buone prestazioni, sono arrivato al Modena tre stagioni fa, la prima in C, le altre in B».



Non hai mai segnato molto, due reti lo scorso campionato, una contro il Cosenza, seguita da un’insolita esultanza…

«Sto cercando di migliorare anche sotto l’aspetto realizzativo, con l’allenatore Paolo Bianco ci stiamo lavorando, perché comunque in zona gol ci arrivo spesso. Quell’esultanza aveva un significato particolare, il giorno prima avevo perso mio nonno e quello era il modo per ricordarlo».


Il tuo giocatore ideale?

«Iniesta, mi sono innamorato (come tanti) di come giocava quel Barcellona pieno di fuoriclasse, ma lui era sicuramente il mio preferito per come gestiva il pallone e la tranquillità nelle giocate. Il miglior centrocampista degli ultimi anni, meritava sicuramente il Pallone d’oro a mio parere».

Nella Lazio, invece, ti faceva impazzire il “Profeta” Hernanes…

«Aveva due piedi incredibili, gol di destro e di sinistro».

Sposato dal giugno scorso, ti sei anche laureato in Economia e commercio. È stato difficile far convivere allenamenti e studio?

«Ho seguito una università telematica che, bisogna dirlo, ti impegna meno tempo, ma ho comunque dispensato parecchie energie allo studio. Ne sono molto fiero»