Joanna Borella e le sue... “Bimbe nel Pallone”

Scritto il 25/03/2024
da Pino Lazzaro


Il pallone. Forse meglio in questo caso fare riferimento giusto alla palla. Un qualcosa che non serve spiegare, innato, sta passione che brucia. Lei, Joanna Borella, quella passione l’ha scoperta e conosciuta da piccolina, lei indiana di nascita, adottata da una famiglia italiana, i Borella, a quel tempo la prima adozione a livello internazionale. I Borella che ne avevano già due di figli maschi, lì sempre col pallone, sorta di “rivelazione” per Joanna, anch’io, anch’io. Un fuoco che è durato negli anni, ancora e ancora, finché – partendo dalla propria esperienza e da quel che vedeva/sperimentava – ha deciso di pensare in grande, fondando “Bimbe nel Pallone”, una scuola calcio femminile. Siamo a Milano, zona via Padova/Nolo, dove quel Nolo sta per North of Loreto, zona multietnica che spesso fa notizia per temi e problemi legati all’integrazione, stranieri e italiani in difficoltà, pochi spazi verdi e sociali, case case case, altro che progetti sportivi.



Bambine, ragazze, mamme
“Trovare spazi adatti è un delirio, poco da fare e così vado dove riesco, ora qui nel quartiere Cimiano affitto uno spazio all’interno di un centro sportivo, in un capannone. L’ideale sarebbe la palestra di una scuola, ma non se ne trovano. Siamo a Milano l’unica scuola di calcio a cinque, chissà mai perché, a me pare un’assurdità, eppure è proprio così, sia per la Figc che per il Csi un qualcosa di sconosciuto. Al momento ci sono una trentina tra bambine e ragazze, suddivise in gruppi: quello che fa riferimento alla scuola materna che però ancora non è partito; quello delle elementari (6-10 anni) e quello delle medie e superiori. In più ho pensato pure alle mamme, loro che lavano, stirano, magari preparano pure la borsa a figli e figlie e chissà se mai si sono sentite chiedere se andava loro di fare due tiri, di provare”.



Mister Jo
“Negli anni scorsi, tra bambine e ragazze, erano sempre di più le straniere, ora ce ne sono più di italiane e con le mamme è un misto. Ho il patentino di allenatore Csi, ogni due anni l’aggiornamento e visto che siamo le uniche, non abbiamo un nostro campionato e andiamo avanti giocando amichevoli, sempre contro squadre Csi. Riusciamo a fare partite pure con le mamme, a vederle così mariti e compagni. Solita storia che si ripeteva sempre uguale, con gli allenatori avversari lì a chiedere chi fosse il “mister”, io che ero nello spogliatoio con la squadra… finché ho deciso di “pubblicarlo” per bene, sulle maglie e sulle felpe, bene in vista: Mister Jo, eccomi”.



Una traccia di percorso
“Per quel che vedo, certo il calcio giocato dalle donne dei passi avanti ne ha fatti, andando nello stesso posto d’estate ne vedo di più di bambine e anche di mamme che giocano, certo che non è così per gli spazi dedicati alle associazioni femminili. Da quest’anno la nostra novità è il legame con l’Associazione Bresso Calcio, loro fanno calcio da tanti anni, così noi in settimana col calcio a cinque e loro al sabato e alla domenica con una navetta danno la possibilità di provare il calcio a 7, a 9, anche a 11. A loro volta sono legati al Renate e ci può essere dunque un percorso, vedremo”.



Dedicato alle mamme
“Penso alle mamme ed è una delle cose che mi spingono di più. Loro che al solito devono avere braccia come… i polipi, preparare la cena, lavatrice, chissà quanto altro, di tutto e di più. Poi arriva il marito/compagno, lui che le dice che “naturalmente” va a calcetto, poi magari una birra con gli amici. Ecco, come detto mi piace proprio la possibilità di poter dare pure a loro l’opportunità di provare, di stare assieme, altro che chiudersi sempre di fretta in una palestra, lì con le cuffiette”.



Un po’ di storia
A suo tempo Joanna ha studiato grafica, tuttora le piace e non a caso è lei all’inizio a mettere mano ai loghi della scuola, al materiale, alle locandine, lei a pensarle e abbozzarle e c’è poi chi le rifinisce. Per anni e anni ha fatto la baby sitter, dice tra l’altro quasi sempre con maschietti, lì a “spingerli” a giocare con una palla. Gli anni passano, su Facebook ancora si scrivono, ora quei bambini ne hanno quaranta e più di anni. Poi il diploma d’operatrice d’infanzia, sino ad arrivare al 2015, anno importante: fondazione della scuola calcio e il corso Csi per diventare “mister”.



Riconoscimenti
Di questa sua storia, assieme alla giornalista Stefania Carini, hanno messo assieme un libro: Le ragazze di Mister Jo, libro che si è aggiudicato il premio “Gianni Mura” (e ci tiene a ricordare che nella giuria è ben presente la componente delle ragazze e dei ragazzi). Poi, giusto nelle scorse settimane, è arrivato per Joanna il “Panettone d’oro”, un premio la cui data della cerimonia cade in prossimità della festa di San Biagio (3 febbraio), santo a che a Milano è tradizionalmente associato al panettone. Ecco, da un passo dello statuto, chi può essere meritevole del premio: “… solidarietà, attenzione al territorio e all’ambiente, rispetto reciproco, tutela dei più deboli ed emarginati…”.
Sì, suona bene. Joanna lo fa.