Gli "italiani" della ROMANIA

Scritto il 22/06/2024
da Claudio Sottile


La guida è di Edward Iordănescu (figlio di Anghel, che allenò la “generazione d’oro”), cresciuto col mito dei quarti di finale raggiunti nella Coppa del Mondo 1994 e a EURO 2000. Per cercare di emulare quei traguardi, o quantomeno lottare per rinviare il momento del check-out dell’hotel, coinvolti sei “italiani”: Ionuț Nedelcearu (Palermo), Marius Marin (Pisa), Răzvan Marin (Empoli), Dennis Man e Valentin Mihăilă (Parma), George Pușcaș (Bari). Il difensore rosanero un po’ a sorpresa ha staccato il pass tedesco, dopo una stagione – a corrente alternata– da 20 presenze, tutte raccolte (tranne una di settembre) da Natale in poi. Il mediano dei nerazzurri, ormai, è stabilmente nel giro della propria Nazionale, grazie alle prestazioni nerazzurre: le ultime parlano di 33 presenze nel campionato di Serie B (e l’87% di titolarità) più due gol. L’omonimo e “corregionale” (giocando anche lui in Toscana) non le manda a dire nella cerniera di centrocampo, che sia club o Romania. In azzurro è arrivata la salvezza sulla sirena, nel corso dell’ultima delle 30 presenze in Serie A.



I due crociati, asset fondamentali del dominio gialloblù nella cadetteria fresca di almanacco, sono pronti a dire la loro con i “Tricolori”, esaltando le rispettive differenze “a specchio”. Mancino (su fascia destra) Man, destro (su fascia mancina) Mihăilă; più elegante che esplosivo il primo, esattamente l’opposto il secondo. Una complementarità che si traduce in puzzle perfetto, che dalle parti di Bucarest sperano possa dare slancio agli sviluppi offensivi dei loro beniamini, così come accaduto alla corte di mister Fabio Pecchia con (complessivi) 17 gol. Quella dell’attaccante è stata una stagione partita in Serie A col Grifone che viaggiava tra bel gioco, calore e sostegno, e conclusasi in una Bari sull’orlo di una crisi di nervi (e di una retrocessione in terza serie, scongiurata solo ai playout), tra contestazioni e cieli foschi. I quattro gol pugliesi però, evidentemente, sono stati un buon viatico per far stampare alla Federazione una carta d’imbarco col suo nome.